martedì 8 maggio 2012

E adesso lamentatevi

In Grecia i neonazisti hanno raggiunto l'8%, con tanto di nuovo logo a forma di svastica rivisitata.
In Francia la destra sciovinista e' stato l'unico partito a crescere realmente.
In Italia abbiamo il Movimento 5 Stelle che ha stupito tutti (beh, tutti non proprio, diciamo tutti quelli che guardano TG1, TG2, TG3, Canale 5, Rete 4, ItaGlia 1-2, ecc...) piazzandosi a ridosso (spesso davanti) ai partit(ucol)i dell'asse ABC.
In Italia abbiamo al posto dei naziskin, ingenieri e ricercatori, al posto delle spranghe, orti urbani e piste ciclabili, al posto delle squadracce e dell'olio di ricino, energie rinnovabili e democrazia.
Potevamo commentare un grande successo di Forza Nuova, e invece ci sono cittadini pacifici, motivati, intelligenti, democratici che GRATUITAMENTE si muovono per il bene del Paese.
E adesso lamentatevi.

venerdì 4 maggio 2012

C'e' un'industria che non soffre la crisi: quella bellica.

Fonte: www.tzetze.it - www.unimondo.org - Italia-Aumenta-l-export-di-armi-diminuisce-la-trasparenza

Finalmente è stato reso pubblico il Rapporto 2012 sul commercio delle armi che ogni anno il governo italiano è chiamato per legge a redigere. “Un rapporto reso noto con un forte ritardo che si caratterizza per un’ingiustificata mancanza di documentazione rispetto a quella fornita dagli ultimi Governi sulle tipologie di armamenti esportati e per diverse informazioni contraddittorie e inconsistenti” – commenta Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo. “Solo una parte minore delle autorizzazioni all’esportazione per l’anno 2011 è attribuibile al Governo Monti, ma la responsabilità delle mancanze e degli errori nei documenti presentati deve invece essere attribuita all’attuale Presidenza del Consiglio. Dal ‘governo tecnico’ ci aspettavamo maggior trasparenza e informazioni complete e precise in un rapporto di fondamentale importanza per le implicazioni sulla politica estera e di difesa del nostro paese”.
Il Rapporto segnala che nel 2011 “si è avuto un incremento, pari a 5,28%, del valore delle autorizzazioni alle esportazioni, al netto delle autorizzazioni per i programmi intergovernativi, e si è riscontrato un significativo aumento delle autorizzazioni per i programmi intergovernativi di cooperazione rispetto all’anno precedente che di fatto ha riportato i valori ai livelli del 2009”. Ma le operazioni più consistenti riguardano principalmente le aree al di fuori delle tradizionali alleanze del nostro paese: solo il 36% delle autorizzazioni all’esportazione è verso i Paesi della Nato/Ue ed europei Osce (per un valore di 1,1 miliardi di euro), mentre oltre il 64% (per un valore di 1,959 miliardi di euro) è diretto verso paesi non inseriti in queste alleanze.
Un preoccupante incremento di autorizzazioni all’esportazione di armamenti verso le zone di maggior tensione del pianeta – dal Nord Africa al Medio Oriente fino al sub-continente indiano. “L’esportazione di armi italiane verso zone cariche di conflitti e di tensioni è inaccettabile, alimenta le guerre, accresce l’instabilità e minaccia la nostra stessa sicurezza. Governo e Parlamento devono intervenire per fermare questa vera e propria follia invertendo la tendenza degli ultimi anni” - sottolinea Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace, che aggiunge: “Com’è possibile che il Parlamento non abbia ancora trovato il tempo per esaminare le Relazioni governative sulle esportazioni militari? Parliamo di armi che - come abbiamo visto nel caso della Libia e adesso in Siria (due paesi verso cui l’Italia ha esportato sistemi militari più di ogni altro paese europeo) - vengono poi impiegate dai vari regimi per reprimere le popolazioni! A questa intollerabile “disattenzione“, conclude Lotti, si deve porre rimedio scongiurando innanzitutto che il decreto governativo in discussione proprio in questi giorni alla Camera e al Senato finisca per semplificare ulteriormente i trasferimenti internazionali di materiali militari”.
Tendenze confermate anche da un’analisi di Giorgio Beretta, esperto di Rete disarmo, secondo cui “mentre nel triennio 2006-8 (cioè in gran parte durante il Governo Prodi II) oltre il 62% delle autorizzazioni all’esportazione di materiali militari italiani era stata diretta ai paesi alleati della Nato e dell’Unione europea, nell’ultimo triennio (cioè durante il Governo Berlusconi IV) il rapporto si è invertito e, con il 61% del totale, sono stati i paesi al fuori delle alleanze Nato/Ue i principali destinatari di armamenti italiani”.
“Il rapporto della Presidenza del Consiglio presenta inoltre una serie di imprecisioni che è difficile attribuire a meri errori tecnici”. “L’elenco dei Paesi principali destinatari delle autorizzazioni alle esportazioni definitive di prodotti per la difesa riporta (p. 27) nell’ordine, l’Algeria (477,5 mln di €), seguita da Singapore (395,28 mln. di €) e Turchia (170,8 mln. di €) mentre la Tabella n. 4 allegata a fine rapporto – tra l’altro incompleta – che visualizza graficamente le medesime autorizzazioni segnala al terzo posto l’India (259,41 mln di €): un paese dove – proprio durante la prigionia dei due marò italiani – il governo Monti ha autorizzato la partecipazione delle aziende di Finmeccanica al salone di prodotti militari Defexpo (New Delhi 29 marzo – 1 aprile).
Le lacune si susseguono quando per esempio si dimentica di annoverare la Turchia come paese membro della NATO oppure quando mancano del tutto la Tabella generale dei valori delle operazioni autorizzate agli Istituti di credito e la documentazione sull’esportazione delle armi da sparo (quelle per uso civile, sportivo, personale o per le forze di polizia e di sicurezza).
“Sono documenti della massima importanza che hanno caratterizzato la Relazione italiana sulle esportazioni militari come una delle migliori in Europa per il livello di trasparenza” – commenta Chiara Bonaiuti, direttrice dell’Osservatorio sul Commercio delle armi (Os.C.Ar.). In un momento in cui la magistratura indaga su diverse operazioni di compravendita di materiali militari e appaiono notizie di fondi illeciti e tangenti che coinvolgono i vertici delle maggiori aziende italiane, Bonaiuti sottolinea che “trasparenza, tracciabilità e collegialità nei controlli sono strumenti essenziali per prevenire casi di triangolazioni e di corruzione”. Rete Disarmo chiede perciò che il Governo ripristini tutte le informazioni sulle transazioni bancarie che ai sensi della legge 185/1990 devono essere rese pubbliche.
Stesso discorso per le armi da sparo. “Una grave mancanza che negli anni scorsi ha favorito l’esportazione di armi italiane finite in Iraq o consegnate alla Pubblica sicurezza del colonnello Gheddafi” – sottolinea Carlo Tombola di OPAL, l’Osservatorio sulle armi leggere di Brescia. “E lo scorso anno, anche nel periodo delle rivolte della cosiddetta ‘Primavera araba’, dalla Provincia di Brescia sono state esportate “armi e munizioni” per un valore complessivo di 6,8 milioni di euro ai paesi del Nord Africa, e oltre 11 milioni di euro ai paesi del Medio Oriente. Il Governo dovrebbe inoltre spiegare chi sia il destinatario di oltre 1 milione di euro di armi esportate da qualche azienda bresciana in Bielorussia tra aprile e giugno 2011, cioè pochi giorni prima che l’Unione Europea decretasse un embargo di armi verso il paese ex-sovietico a causa delle violazioni dei diritti umani e della repressione messa in atto dal regime del presidente Lukashenko” - conclude Tombola.
Per questo la Rete italiana per il disarmo e la Tavola della Pace chiedono al Governo Monti un “incontro urgente” sulle politiche delle esportazioni militari del nostro paese in ottemperanza all’impegno – ribadito nel Rapporto – di “continuare il dialogo con i rappresentanti delle Organizzazioni Non Governative (ONG) interessate al controllo delle esportazioni e dei trasferimenti dei materiali d’armamento con la finalità di favorire una più puntuale e trasparente informazione nei temi d’interesse”.
“Riteniamo necessario – concludono Vignarca e Lotti - che il Governo, se davvero intende mantenere l’impegno espresso di favorire una più puntuale e trasparente informazione su questi temi, non deleghi questo compito agli uffici tecnici, ma si assuma la responsabilità politica di un confronto con le associazioni della società civile che rappresentiamo e che fin dagli anni Novanta sono state in primissima fila nel controllare e documentare le esportazioni di armamenti italiani”. [PGC]

venerdì 9 marzo 2012

Carceri private & regalino alle banche

Forse e' sfuggito a qualcuno.
Nell'ultimo decreto sulle liberalizzazioni all'articolo 44 comma 1 si prevede la possibilita', da parte di soggetti privati, di realizzare e gestire strutture carcerarie.
Al comma 3 si dice:
"Il concessionario nella propria offerta DEVE prevedere che le fondazioni di origine BANCARIA contribuiscano alla realizzazione delle infrastrutture di cui al comma 1, con il finanziamento di ALMENO il VENTI PER CENTO del costo dell'investimento"
Questo significa che soggetti privati, che magari non necessitano di finanziamenti, saranno OBBLIGATI a contrarre debiti con le banche e a foraggiare queste ultime con il pagamento degli interessi.
Questa non mi va proprio giu'.

lunedì 5 marzo 2012

Monsanto

* fonte Wikipedia.it
Monsanto Company è un'azienda multinazionale di biotecnologie agrarie, con circa 18 000 dipendenti e un fatturato di 8,5 miliardi di dollari (2007).
Produttore di mezzi tecnici per l'agricoltura, è nota nel settore della produzione di sementi transgeniche e, da marzo 2005, dopo l'acquisizione della Seminis Inc, è anche il maggior produttore mondiale di sementi convenzionali.
In parallelo all'enorme successo commerciale, la notorietà dell'azienda è anche dovuta alle costanti critiche sollevate ad essa da associazioni contrarie all'uso delle biotecnologie (per esempio Greenpeace) e alle numerose cause legali che Monsanto ha intrapreso per proteggere la propria proprietà intellettuale e tutelare i propri brevetti.
In questo contesto sono da considerare anche le diverse cause intentate contro l'azienda: per esempio una causa risalente al 2004 contro i produttori dell'Agente Arancio (di cui uno è Monsanto), erbicida, tossico per l'uomo, usato durante la Guerra del Vietnam dall'esercito statunitense, il quale provocò e provoca ancora oggi gravi danni alle popolazioni locali, creando modificazioni strutturali e malformazioni, non favorevoli alla vita, al corpo umano. In tempi più recenti, è stata criticata anche la produzione e la vendita di un ormone sintetico (Posilac) per l'allevamento, secondo i detrattori non adeguatamente testato e da loro ritenuto colpevole di danni sia al bestiame che all'uomo.


Funziona così: se non compri i semi dalla Monsanto, i tuoi vicini di coltivazione ti sterminano involontariamente il raccolto quando utilizzano il diserbante.
I semi modificati geneticamente  resistono al diserbante, mentre i semi "naturali" no, per cui le uniche varieta' che possono sopravvivere sono quelle che decidono i laboratori Monsanto, alla faccia della biodiversita'.
Inoltre, ma guarda che caso, i semi raccolti sono sterili.

*fonte agoravox.it
Questo processo viene definito GURT: genetic use restricted technology (tecnologia ad uso genetico ristretto). Infatti, le Nazioni Unite hanno emesso una moratoria sul progetto.
Nonostante la moratoria, non solo stanno lavorando alacremente alla tecnologia Terminator, ma anche si stanno preparando ad introdurre quella Zombie: due tecnologie che sono giusto una variazione del GURT.

Laddove la tecnologia Terminator produce piante con semi sterili, quella Zombie fa un passo in avantie crea piante che potrebbero richiedere una applicazione chimica per stimolare la fertilità ogni anno. O paghi per le sostenze chimiche o ti prendi il seme sterile. Questa viene chiamata "sterilità transgenica reversibile".

venerdì 2 marzo 2012

Liberate Rossella Urru

Liberatela

3 giugno 2012

Il 3 giugno 2012 ci sara' il referendum sulla caccia in Piemonte.
Il referendum non chiede se abolire o meno la caccia, ma propone di applicare norme piu' severe all'attivita' venatoria.
Viene chiesta l'abolizione della caccia alla domenica e su terreno innevato; viene inoltre richiesta la riduzione delle specie caccaibili.
Ovviamente Cota (cacciatore, amico di cacciatori, appartenente ad un partito di cacciatori? chissa'....) invece di proporre di accorpare il referendum alle elezioni amministrative del 6 e 7 maggio 2012 (non sia mai detto che venga raggiunto il quorum!) propone invece di non fare il referendum e destinare i fondi ad altri scopi (che so, istituire il premio mezza cartuccia d'oro per il cacciatore che ha impallinato piu' lepri e fagiani...).
Chi caccia danneggia anche te: digli di smettere.

90 F35


Ma mi domando: sempre pensando ad un ipotetico paese sull'orlo del default, come puo' venire in mente di sperperare 18 MILIARDI di euro per acquistare 90 ( e prima erano 131) cacciabombardieri???
Ma il nostro Paese non ripudia la guerra?
Ma il nostro Paese non avrebbe bisogno di INFINITI provvedimenti di estrema importanza (scuola, sanita' lavoro, pensioni...)
Non sarebbe meglio dirottare questi soldi verso un utilizzo piu' intelligente (vedi post precedente).
Anche Gramellini la pensa in questo modo (11:45)

mercoledì 29 febbraio 2012

NO TAV

Se mi chiedessero come impiegare 22 MILIARDI di euro in un paese che sta andando a rotoli, potrei rispondere:
-messa in sicurezza delle scuole pubbliche (visto che molte cadono LETTERALMENTE in testa ai nostri figli)
-rifinanziamento della scuola pubblica (visto che carta igienica, fotocopie, POF, ecc. sono a carico delle famiglie, anche se dovrebbe garantirli loStato)
-un pannello solare sul tetto di ogni edificio pubblico (creiamo posti di lavoro, tuteliamo l'ambiente, ci svincoliamo dall'import di gas e petrolio)
-riammodernamento delle linee ferroviarie locali (quelle utilizzate dai pendolari sono in uno stato indecente, si gela d'inverno, si muore di caldo d'estate, si viaggia in piedi, i servizi sono inutilizzabili, la puntualita' e solo un miraggio)
-rifinanziamento e ottimizzazione degli ospedali pubblici (non e' ammissibile che i malati vengano curati per terra, magari per poi consigliare una clinica privata "convenzionata")
-ristrutturazione degli acquedotti (il 40% dell'acqua trasportata non arriva a destinazione)
-rifornire di benzina le auto di polizia e carabinieri: e si perche' i tutori di ordine, legalita' e sicurezza ( tanto sbandierate dalle stesse persone che dirottano i soldi da servizi indispensabili a tavanate inutili...) spesso la benzina devono pagarsela di tasca propria.
-costruiamo nuove carceri, quelle che ci sono SCOPPIANO di ladri di galline (i veri criminali stanno alle Kaiman)
-rifinanziamo la ricerca e le universita': i migliori cervelli SCAPPANO all'estero.
-sosteniamo le imprese e le famiglie: da li puo' e deve ripartire tutto.

Potrei continuare per ore, tante sono le cose INDISPENSABILI che occorrerebbe fare PRIMA di bucare una montagna.
Evidentemente gli interessi in gioco sono troppo grandi, gli intrecci troppo profondi perche' la verita' venga divulgata.
Ma problema di fondo e' che la gente e' sorda e cieca, quando non dorme del tutto.
SVEGLIA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
PS: ssssssssshhhh, zitti, zitti, che non ci senta nessuno....
sapete a quanto ammonta il finanziamento europeo (che e' frutto anche delle nostre tasse, tra l'altro....) per la parte italiana della TAV???? 1,6 miliardi di euro. Indovinate chi dovra' provvedere a finanziare il rimanente costo (che prima del termine dei lavori sara' raddoppiato)? avete 10 secondi di tempo.....
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bravi!
indovinato!

mercoledì 7 dicembre 2011

La Repubblica dei limoni

Appena insediato, Super Mario ha trasformato questa martoriata Repubblica delle banane in una Repubblica di limoni, da spremere fino all'ultima goccia.
Partendo dal presupposto che COMUNQUE qualcosa andava fatto per questo paese sull'orlo del baratro, trascurato da Bunga Bunga B. negli untimi 15 anni, ma proprio dal basso, dai piu' poveri doveva partire la spremitura?
La benzina: la usano tutti, dai poveracci con l'auto di 15 anni fa che sono costretti ad utilizzarla per mancanza di mezzi alternativi, ai nababbi con il SUV da 300.000 euro... E' un balzello TRASVERSALE, non e' EQUO, non e' proporzionale al reddito!!!
Le merci (purtroppo quasi tutti ignorano i vantaggi del "km 0") vanno trasportate, se aumentano i costi di traporto, aumentano anche i costi dei beni trasportati, anche quelli di prima necessita': i ricchi se il latte da 1,5 euro passa a 2 euro se ne fregano, quelli che navigano sul confine della poverta' NO!
E le pensioni? Non si poteva dare un segnale piu' forte, ponendo un TETTO alle SUPER PENSIONI? No! sopra i 1000 (1000!!!! ) euro, non ci sara' piu' l'adeguamento al costo della vita!! Anno dopo anno, milioni di pensionati scivoleranno pian piano verso la poverta'.

Il destino dei limoni, dopo la spemitura, e' il sacco della spazzatura.

mercoledì 4 maggio 2011

Salviamo la Scuola Pubblica


Mentre Gelmini e Tremonti tagliano le risorse essenziali della scuola pubblica, si prepara una legge regionale per finanziare le scuole paritarie private: facciamola conoscere e diciamo un chiaro NO!
La situazione della scuola pubblica è drammatica, il personale è stato drasticamente ridotto, i piani dell'offerta formativa non sono stati finanziati, l'eliminazione delle ore di compresenza degli insegnanti impedisce le attività di recupero per gli studenti in difficoltà, la didattica laboratoriale e le stesse fondamentali valenze  di preparazione agli aspetti professionalizzanti delle varie specializzazioni nella scuola secondaria, aumenta il numero di allievi per classe, molti studenti in situazione di handicap sono costretti alla frequenza ad orario ridotto, mancano le risorse per interventi urgenti al fine di superare le barriere architettoniche ed attuare le norme di sicurezza degli edifici scolastici...
Di fronte a questa situazione che si fa in Regione?
Il 15 giugno è stata presentata al Consiglio regionale del Piemonte la Proposta di legge n. 20 del 15/6/2010 a firma Vignale e altri “Modifiche alla legge regionale n. 28 del 28 dicembre 2007 (Norme sull'istruzione, il diritto allo studio e la libera scelta educativa)”. Si tratta della traduzione concreta dell’impegno preso durante la campagna elettorale da Cota e da tutto il centro destra di modificare in peggio la legge sul “diritto allo studio e la libera scelta educativa” varata dalla precedente maggioranza di centro sinistra.
Di cosa si tratta in concreto?
a) L’articolo 1 prevede che i “benefici previsti dall'art. 12 comma 1 lettera a, […] assegni di studio per iscrizione e frequenza” cioè  i soldi pubblici che vanno a coprire le spese per le rette delle scuole private siano d’ora in poi gestite direttamente dalla Regione, in modo da eliminare il controllo che gli enti locali potevano esercitare.  Si tratta di cifre considerevoli se si considera che per l’anno scolastico 2008/2009 le domande ammesse e finanziate sono state 10.463 per un importo complessivo di €. 10.741.884.
b) L’art. 2  istituisce un “fondo rotativo per l'edilizia scolastica finalizzato esclusivamente alle scuole paritarie senza fini di lucro non dipendenti di Enti Pubblici”. Questo articolo è particolarmente grave per due motivi: in primo luogo perché viola esplicitamente il dettato dell’art. 33 della Costituzione (Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.), assegnando risorse pubbliche  per l’edilizia scolastica delle scuole private direttamente ai proprietari delle scuole stesse, senza nemmeno la foglia di fico  dei “contributi destinati alle famiglie”; in secondo luogo perché discrimina ulteriormente, sulla scia di quanto purtroppo già fa la legge in vigore, le scuole “paritarie senza fini di lucro dipendenti di Enti Pubblici”come ad esempio le scuole materne comunali. Le scuole dell’infanzia del Comune di Torino perciò non vedranno nemmeno un euro.
c) per rafforzare quanto disposto dall’art. 2, al fine di aggirare le competenze degli enti locali per edilizia scolastica, si affida alla Regione la competenza in materia.
d) cancellando il comma 2 dell’art. 37, che stabilisce la ripartizione dei finanziamenti previsti dalla legge (trentacinque per cento per il sostegno di offerta di istruzione e il diritto di apprendimento e il sessantacinque per cento a favore degli interventi a sostegno delle famiglie, di cui il quaranta per cento per gli allievi delle scuole private), si vuole avere mano libera per spostare, da un capitolo di spesa all’altro, le già insufficienti risorse riservate per gli studenti delle scuole pubbliche alle  scuole private.
In sintesi, siamo di fronte ad uno smaccato intervento, esplicitamente ideologico, per spostare notevoli risorse, nell’ordine di decine di milioni di euro, verso le scuole private per consentir loro di rinnovare le strutture, abbassare le rette di iscrizione e frequenza  per accrescere  l’appetibilità. Il tutto mentre il duo Gelmini-Tremonti, contemporaneamente, priva le scuole pubbliche, le scuole di tutti, con centinaia di migliaia di allievi ( in Piemonte 509.849 nel 2008/2009), non solo di qualsiasi stanziamento per l’edilizia, la manutenzione e la sicurezza, ma persino dei fondi per il funzionamento ordinario.
DIFENDIAMO LA SCUOLA PUBBLICA SECONDO COSTITUZIONE!
DICIAMO NO AL PEGGIORAMENTO DELLA LEGGE REGIONALE N. 28 DEL 28.12.2007!

Condannati

Affidereste i vostri soldi ad un promotore finanziario che e' stato condannato in maniera definitiva per, che so, bancarotta, collusioni con la mafia, corruzione, concussione, ecc?
Sicuramente no!
E allora perche ci ostiniamo ad affidare la gestione dei nostri soldi, del BENE ITALIA, a dei figuri che sono gia stati condannati in via definitiva?
E' una pazzia!
Occorre cambiare questa legge elettorale: nessun condannato in maniera definitiva, 2 legislature come massimo, scelta diretta del candidato.

SVEGLIA!!!

Acqua!

Sveglia!!!

L'acqua e' di tutti!!! Non e' possibile provatizzare un bene fondamentale dell'umanita'!
Una SPA *deve* fare utili. Una SPA che gestisce gli acquedotti e la distribuzione dell'acqua, puo' fare utili solo lucrando sugli utenti, su tutti noi!
A quando la privatizzazione dell'ARIA CHE RESPIRIAMO???!!!???

mercoledì 2 marzo 2011

La Scuola Pubblica : Berlusconi vs Calamandrei


Per fortuna che non tutti la pensano come B.

Ecco il discorso di Calamandrei, peccato che sia stato fatto piu' di cinquant'anni fa, ma l'analisi, lucidissima, sembra riferirsi esattamente alla situazione attuale.

di Piero Calamandrei
Roma 11 febbraio 1950
[Pubblicato in Scuola democratica, periodico di battaglia per una nuova scuola, Roma, iv, suppl. al n. 2 del 20 marzo 1950, pp. 1-5]

Cari colleghi,
Noi siamo qui insegnanti di tutti gli ordini di scuole, dalle elementari alle università [...]. Siamo qui riuniti in questo convegno che si intitola alla Difesa della scuola. Perché difendiamo la scuola? Forse la scuola è in pericolo? Qual è la scuola che noi difendiamo? Qual è il pericolo che incombe sulla scuola che noi difendiamo? Può venire subito in mente che noi siamo riuniti per difendere la scuola laica. Ed è anche un po' vero ed è stato detto stamane. Ma non è tutto qui, c'è qualche cosa di più alto. Questa nostra riunione non si deve immiserire in una polemica fra clericali ed anticlericali. Senza dire, poi, che si difende quello che abbiamo. Ora, siete proprio sicuri che in Italia noi abbiamo la scuola laica? Che si possa difendere la scuola laica come se ci fosse, dopo l'art. 7? Ma lasciamo fare, andiamo oltre. Difendiamo la scuola democratica: la scuola che corrisponde a quella Costituzione democratica che ci siamo voluti dare; la scuola che è in funzione di questa Costituzione, che può essere strumento, perché questa Costituzione scritta sui fogli diventi realtà [...].

La scuola, come la vedo io, è un organo "costituzionale". Ha la sua posizione, la sua importanza al centro di quel complesso di organi che formano la Costituzione. Come voi sapete (tutti voi avrete letto la nostra Costituzione), nella seconda parte della Costituzione, quella che si intitola "l'ordinamento dello Stato", sono descritti quegli organi attraverso i quali si esprime la volontà del popolo. Quegli organi attraverso i quali la politica si trasforma in diritto, le vitali e sane lotte della politica si trasformano in leggi. Ora, quando vi viene in mente di domandarvi quali sono gli organi costituzionali, a tutti voi verrà naturale la risposta: sono le Camere, la Camera dei deputati, il Senato, il presidente della Repubblica, la Magistratura: ma non vi verrà in mente di considerare fra questi organi anche la scuola, la quale invece è un organo vitale della democrazia come noi la concepiamo. Se si dovesse fare un paragone tra l'organismo costituzionale e l'organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell'organismo umano hanno la funzione di creare il sangue [...].

La scuola, organo centrale della democrazia, perché serve a risolvere quello che secondo noi è il problema centrale della democrazia: la formazione della classe dirigente. La formazione della classe dirigente, non solo nel senso di classe politica, di quella classe cioè che siede in Parlamento e discute e parla (e magari urla) che è al vertice degli organi più propriamente politici, ma anche classe dirigente nel senso culturale e tecnico: coloro che sono a capo delle officine e delle aziende, che insegnano, che scrivono, artisti, professionisti, poeti. Questo è il problema della democrazia, la creazione di questa classe, la quale non deve essere una casta ereditaria, chiusa, una oligarchia, una chiesa, un clero, un ordine. No. Nel nostro pensiero di democrazia, la classe dirigente deve essere aperta e sempre rinnovata dall'afflusso verso l'alto degli elementi migliori di tutte le classi, di tutte le categorie. Ogni classe, ogni categoria deve avere la possibilità di liberare verso l'alto i suoi elementi migliori, perché ciascuno di essi possa temporaneamente, transitoriamente, per quel breve istante di vita che la sorte concede a ciascuno di noi, contribuire a portare il suo lavoro, le sue migliori qualità personali al progresso della società [...].

A questo deve servire la democrazia, permettere ad ogni uomo degno di avere la sua parte di sole e di dignità (applausi). Ma questo può farlo soltanto la scuola, la quale è il complemento necessario del suffragio universale. La scuola, che ha proprio questo carattere in alto senso politico, perché solo essa può aiutare a scegliere, essa sola può aiutare a creare le persone degne di essere scelte, che affiorino da tutti i ceti sociali.

Vedete, questa immagine è consacrata in un articolo della Costituzione, sia pure con una formula meno immaginosa, l'art. 34, in cui è detto: "La scuola è aperta a tutti. I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi". Questo è l'articolo più importante della nostra Costituzione. Bisogna rendersi conto del valore politico e sociale di questo articolo. Seminarium rei pubblicae, dicevano i latini del matrimonio. Noi potremmo dirlo della scuola: seminarium rei pubblicae: la scuola elabora i migliori per la rinnovazione continua, quotidiana della classe dirigente. Ora, se questa è la funzione costituzionale della scuola nella nostra Repubblica, domandiamoci: com'è costruito questo strumento? Quali sono i suoi principi fondamentali? Prima di tutto, scuola di Stato. Lo Stato deve costituire le sue scuole. Prima di tutto la scuola pubblica. Prima di esaltare la scuola privata bisogna parlare della scuola pubblica. La scuola pubblica è il prius, quella privata è il posterius. Per aversi una scuola privata buona bisogna che quella dello Stato sia ottima (applausi). Vedete, noi dobbiamo prima di tutto mettere l'accento su quel comma dell'art. 33 della Costituzione che dice così: "La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi". Dunque, per questo comma [...] lo Stato ha in materia scolastica, prima di tutto una funzione normativa. Lo Stato deve porre la legislazione scolastica nei suoi principi generali. Poi, immediatamente, lo Stato ha una funzione di realizzazione [...].

Lo Stato non deve dire: io faccio una scuola come modello, poi il resto lo facciano gli altri. No, la scuola è aperta a tutti e se tutti vogliono frequentare la scuola di Stato, ci devono essere in tutti gli ordini di scuole, tante scuole ottime, corrispondenti ai principi posti dallo Stato, scuole pubbliche, che permettano di raccogliere tutti coloro che si rivolgono allo Stato per andare nelle sue scuole. La scuola è aperta a tutti. Lo Stato deve quindi costituire scuole ottime per ospitare tutti. Questo è scritto nell'art. 33 della Costituzione. La scuola di Stato, la scuola democratica, è una scuola che ha un carattere unitario, è la scuola di tutti, crea cittadini, non crea né cattolici, né protestanti, né marxisti. La scuola è l'espressione di un altro articolo della Costituzione: dell'art. 3: "Tutti i cittadini hanno parità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinione politica, di condizioni personali e sociali". E l'art. 151: "Tutti i cittadini possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge". Di questi due articoli deve essere strumento la scuola di Stato, strumento di questa eguaglianza civica, di questo rispetto per le libertà di tutte le fedi e di tutte le opinioni [...].

Quando la scuola pubblica è così forte e sicura, allora, ma allora soltanto, la scuola privata non è pericolosa. Allora, ma allora soltanto, la scuola privata può essere un bene. Può essere un bene che forze private, iniziative pedagogiche di classi, di gruppi religiosi, di gruppi politici, di filosofie, di correnti culturali, cooperino con lo Stato ad allargare, a stimolare, e a rinnovare con varietà di tentativi la cultura. Al diritto della famiglia, che è consacrato in un altro articolo della Costituzione, nell'articolo 30, di istruire e di educare i figli, corrisponde questa opportunità che deve essere data alle famiglie di far frequentare ai loro figlioli scuole di loro gradimento e quindi di permettere la istituzione di scuole che meglio corrispondano con certe garanzie che ora vedremo alle preferenze politiche, religiose, culturali di quella famiglia. Ma rendiamoci ben conto che mentre la scuola pubblica è espressione di unità, di coesione, di uguaglianza civica, la scuola privata è espressione di varietà, che può voler dire eterogeneità di correnti decentratrici, che lo Stato deve impedire che divengano correnti disgregatrici. La scuola privata, in altre parole, non è creata per questo.

La scuola della Repubblica, la scuola dello Stato, non è la scuola di una filosofia, di una religione, di un partito, di una setta. Quindi, perché le scuole private sorgendo possano essere un bene e non un pericolo, occorre: (1) che lo Stato le sorvegli e le controlli e che sia neutrale, imparziale tra esse. Che non favorisca un gruppo di scuole private a danno di altre. (2) Che le scuole private corrispondano a certi requisiti minimi di serietà di organizzazione. Solamente in questo modo e in altri più precisi, che tra poco dirò, si può avere il vantaggio della coesistenza della scuola pubblica con la scuola privata. La gara cioè tra le scuole statali e le private. Che si stabilisca una gara tra le scuole pubbliche e le scuole private, in modo che lo Stato da queste scuole private che sorgono, e che eventualmente possono portare idee e realizzazioni che finora nelle scuole pubbliche non c'erano, si senta stimolato a far meglio, a rendere, se mi sia permessa l'espressione, "più ottime" le proprie scuole. Stimolo dunque deve essere la scuola privata allo Stato, non motivo di abdicazione.

Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito. Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c'è un'altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime. Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci).

Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apetamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private.

Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: (1) ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. (2) Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. (3) Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico! Quest'ultimo è il metodo più pericoloso, la fase più pericolosa di tutta l'operazione [...]. Questo dunque è il punto, è il punto più pericoloso del metodo. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di tutti i credenti nelle diverse religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti, che invece viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partito [...].

Per prevedere questo pericolo, non ci voleva molta furberia. Durante la Costituente, a prevenirlo nell'art. 33 della Costituzione fu messa questa disposizione: "Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza onere per lo Stato". Come sapete questa formula nacque da un compromesso; e come tutte le formule nate da compromessi, offre il destro, oggi, ad interpretazioni sofistiche [...]. Ma poi c'è un'altra questione che è venuta fuori, che dovrebbe permettere di raggirare la legge. Si tratta di ciò che noi giuristi chiamiamo la "frode alla legge", che è quel quid che i clienti chiedono ai causidici di pochi scrupoli, ai quali il cliente si rivolge per sapere come può violare la legge figurando di osservarla [...]. È venuta così fuori l'idea dell'assegno familiare, dell'assegno familiare scolastico.


Il ministro dell'Istruzione al Congresso Internazionale degli Istituti Familiari, disse: la scuola privata deve servire a "stimolare" al massimo le spese non statali per l'insegnamento, ma non bisogna escludere che anche lo Stato dia sussidi alle scuole private. Però aggiunse: pensate, se un padre vuol mandare il suo figliolo alla scuola privata, bisogna che paghi tasse. E questo padre è un cittadino che ha già pagato come contribuente la sua tassa per partecipare alla spesa che lo Stato eroga per le scuole pubbliche. Dunque questo povero padre deve pagare due volte la tassa. Allora a questo benemerito cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, per sollevarlo da questo doppio onere, si dà un assegno familiare. Chi vuol mandare un suo figlio alla scuola privata, si rivolge quindi allo Stato ed ha un sussidio, un assegno [...].

Il mandare il proprio figlio alla scuola privata è un diritto, lo dice la Costituzione, ma è un diritto il farselo pagare? È un diritto che uno, se vuole, lo esercita, ma a proprie spese. Il cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, se la paghi, se no lo mandi alla scuola pubblica.
Per portare un paragone, nel campo della giustizia si potrebbe fare un discorso simile. Voi sapete come per ottenere giustizia ci sono i giudici pubblici; peraltro i cittadini, hanno diritto di fare decidere le loro controversie anche dagli arbitri. Ma l'arbitrato costa caro, spesso costa centinaia di migliaia di lire. Eppure non è mai venuto in mente a un cittadino, che preferisca ai giudici pubblici l'arbitrato, di rivolgersi allo Stato per chiedergli un sussidio allo scopo di pagarsi gli arbitri! [...]. Dunque questo giuoco degli assegni familiari sarebbe, se fosse adottato, una specie di incitamento pagato a disertare le scuole dello Stato e quindi un modo indiretto di favorire certe scuole, un premio per chi manda i figli in certe scuole private dove si fabbricano non i cittadini e neanche i credenti in una certa religione, che può essere cosa rispettabile, ma si fabbricano gli elettori di un certo partito [...].

Poi, nella riforma, c'è la questione della parità. L'art. 33 della Costituzione nel comma che si riferisce alla parità, dice: "La legge, nel fissare diritti ed obblighi della scuola non statale, che chiede la parità, deve assicurare ad essa piena libertà, un trattamento equipollente a quello delle scuole statali" [...]. Parità, sì, ma bisogna ricordarsi che prima di tutto, prima di concedere la parità, lo Stato, lo dice lo stesso art. 33, deve fissare i diritti e gli obblighi della scuola a cui concede questa parità, e ricordare che per un altro comma dello stesso articolo, lo Stato ha il compito di dettare le norme generali sulla istruzione. Quindi questa parità non può significare rinuncia a garantire, a controllare la serietà degli studi, i programmi, i titoli degli insegnanti, la serietà delle prove. Bisogna insomma evitare questo nauseante sistema, questo ripugnante sistema che è il favorire nelle scuole la concorrenza al ribasso: che lo Stato favorisca non solo la concorrenza della scuola privata con la scuola pubblica ma che lo Stato favorisca questa concorrenza favorendo la scuola dove si insegna peggio, con un vero e proprio incoraggiamento ufficiale alla bestialità [...].

Però questa riforma mi dà l'impressione di quelle figure che erano di moda quando ero ragazzo. In quelle figure si vedevano foreste, alberi, stagni, monti, tutto un groviglio di tralci e di uccelli e di tante altre belle cose e poi sotto c'era scritto: trovate il cacciatore. Allora, a furia di cercare, in un angolino, si trovava il cacciatore con il fucile spianato. Anche nella riforma c'è il cacciatore con il fucile spianato. È la scuola privata che si vuole trasformare in scuola privilegiata. Questo è il punto che conta. Tutto il resto, cifre astronomiche di miliardi, avverrà nell'avvenire lontano, ma la scuola privata, se non state attenti, sarà realtà davvero domani. La scuola privata si trasforma in scuola privilegiata e da qui comincia la scuola totalitaria, la trasformazione da scuola democratica in scuola di partito.

E poi c'è un altro pericolo forse anche più grave. È il pericolo del disfacimento morale della scuola. Questo senso di sfiducia, di cinismo, più che di scetticismo che si va diffondendo nella scuola, specialmente tra i giovani, è molto significativo. È il tramonto di quelle idee della vecchia scuola di Gaetano Salvemini, di Augusto Monti: la serietà, la precisione, l'onestà, la puntualità. Queste idee semplici. Il fare il proprio dovere, il fare lezione. E che la scuola sia una scuola del carattere, formatrice di coscienze, formatrice di persone oneste e leali. Si va diffondendo l'idea che tutto questo è superato, che non vale più. Oggi valgono appoggi, raccomandazioni, tessere di un partito o di una parrocchia. La religione che è in sé una cosa seria, forse la cosa più seria, perché la cosa più seria della vita è la morte, diventa uno spregevole pretesto per fare i propri affari. Questo è il pericolo: disfacimento morale della scuola. Non è la scuola dei preti che ci spaventa, perché cento anni fa c'erano scuole di preti in cui si sapeva insegnare il latino e l'italiano e da cui uscirono uomini come Giosuè Carducci. Quello che soprattutto spaventa sono i disonesti, gli uomini senza carattere, senza fede, senza opinioni. Questi uomini che dieci anni fa erano fascisti, cinque anni fa erano a parole antifascisti, ed ora son tornati, sotto svariati nomi, fascisti nella sostanza cioè profittatori del regime.

E c'è un altro pericolo: di lasciarsi vincere dallo scoramento. Ma non bisogna lasciarsi vincere dallo scoramento. Vedete, fu detto giustamente che chi vinse la guerra del 1918 fu la scuola media italiana, perché quei ragazzi, di cui le salme sono ancora sul Carso, uscivano dalle nostre scuole e dai nostri licei e dalle nostre università. Però guardate anche durante la Liberazione e la Resistenza che cosa è accaduto. È accaduto lo stesso. Ci sono stati professori e maestri che hanno dato esempi mirabili, dal carcere al martirio. Una maestra che per lunghi anni affrontò serenamente la galera fascista è qui tra noi. E tutti noi, vecchi insegnanti abbiamo nel cuore qualche nome di nostri studenti che hanno saputo resistere alle torture, che hanno dato il sangue per la libertà d'Italia. Pensiamo a questi ragazzi nostri che uscirono dalle nostre scuole e pensando a loro, non disperiamo dell'avvenire. Siamo fedeli alla Resistenza. Bisogna, amici, continuare a difendere nelle scuole la Resistenza e la continuità della coscienza morale.

lunedì 7 febbraio 2011

Protezione Civile Spa

*fonte: Wikipedia
Col termine Protezione Civile s'intendono tutte le strutture e le attività messe in campo dallo Stato per tutelare l'integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi. La legge che disciplina il Sistema Nazionale della Protezione Civile è, appunto, la legge 225/92.
Il servizio si occupa quindi delle problematiche legate alla previsione e prevenzione dei rischi che insistono sul territorio e di far fronte alle eventuali emergenze per limitare le conseguenze negative che qualsiasi disastro naturale o causato dall'uomo, può avere sulla comunità

ma poi...

*fonte: Wikipedia
Le leggi sui "grandi eventi", hanno fatto ricadere sotto la competenza ed i poteri della Protezione civile l'organizzazione di una serie di eventi straordinari dichiarati tali dal Governo. Tale espansione dei compiti della Protezione Civile, trasformatasi in agenzia pubblica appaltante in deroga alle procedure ordinarie.

Per cui la Protezione Civile (Spa!) puo' intervenire in qualunque evento, anche non calamitoso, sostituendosi in tutto e per tutto ad altre Societa', sotto il diretto controllo della Presidenza del Consiglio, e con la possibilita' di derogare alle normali produre di bando/appalto che, se in caso di calamita' e' assolutamente una procedura necessaria, in caso di "grande evento" (ampiamente programmato...) fa in modo che appalti, consulenze, ecc... sfuggano completamente ai controlli della Corte dei Conti.
Tra gli altri, la Protezione Civile ha gestito:

Visita nel comune di Assisi di papa Benedetto XVI
Congresso europeo delle famiglie numerose
Pre-regata 32° Coppa America
Campionati del mondo di ciclismo su strada 2008
Manifestazione velistica «Luis Vuitton world Series», a « La Maddalena»
Celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia

Per farvi una cultura su come funziona la Protezione Civile quardate "Draquila" di Sabina Guzzanti

venerdì 4 febbraio 2011

Siete favorevoli all'utilizzo dell'energia nucleare?

...date un'occhiata qui:



Il nucleare NON e' la soluzione!

La soluzione e' rappresentata dalla riduzione dei consumi, da uno stile di vita sobrio e da un utilizzo massiccio di energie rinnovabili combinate tra loro (solare, eolico, geotermico, idroelettrico, biomasse, ecc...).

I costi delle centrali nucleari sono destinati a raddoppiare in corso d'opera e NON comprendono la gestione e lo stoccaggio delle scorie radioattive.
Questo i politici NON lo dicono, perchè lo scopo principale e' avviare i lavori e fare qualche favore ai soliti noti, agli amici degli amici.
Il primo megawatt di una centrale nucleare, se si cominciasse a costruire oggi, verrebbe prodotto TRA 10 ANNI!!!
Se si optasse per l'incentivazione dell'utilizzo del solare con microgenerazione (come in Germania) , ad esempio, si inizierebbe a produrre energia da SUBITO, e subito verrebbero creati nuovi posti di lavoro (produttori, installatori, manutentori...).

Le attuani centrali nucleari non sono sicure, nonostante quello che provano a farci credere e, come se non bastasse, il risultato di un referendum popolare e' stato preso e buttato alle ortiche.
E ora ci dicono pure che il parere delle regioni non e' vincolante....
Sono stufo di essere preso per il naso da quatto lazzaroni.